GRUPPO DI RICERCA STORICA - VIAGGIO A MAUTHAUSEN 05/12/22

Gruppo di ricerca storica: Viaggio a Mauthausen

Un viaggio della memoria non è come gli altri viaggi.

Un viaggio della memoria ti disturba, ti smuove qualcosa dentro, ti mette in discussione.

Come gruppo di ricerca storica, che oramai da due anni lavora seguito dagli stessi docenti, abbiamo accettato questa sfida e lunedì siamo partiti per un viaggio davvero impegnativo, che toccava non solo il lager di Mauthausen, bensì altri tre centri di lavoro forzato e di sterminio.

Lunedì 5 dicembre noi studenti del gruppo di ricerca, circa una ventina delle classi 5^ EB-5^CER-5^BE, siamo partiti alle sei del mattino, formati e istruiti, ma forse ancora non del tutto consapevoli.

I nostri professori, con i quali in questo anno scolastico stiamo lavorando al progetto sugli internati IMI della Val d’Alpone (tutti i venerdì pomeriggio dal mese di ottobre), ci avevano preparato con lezioni e letture propedeutiche. Molto utile è stata anche la video conferenza con il dott. Carlo Saletti, uno dei massimi esperti italiani di Shoah, che si tenuta il venerdì precedente alla nostra partenza.

Al pomeriggio di lunedì ecco già la prima visita guidata decisamente impegnativa, Il Castello di Hartheim, un vero e proprio luogo di morte per disabili, anziani che il regime nazista, con quella che verrà chiamata operazione T4, riteneva “zavorra” da eliminare. Al piano terra la visita più storica con la ricostruzione del percorso di queste persone dal pullman fino alla camera gas. Al secondo piano con nostra grande sorpresa una mostra moderna, innovativa che voleva risvegliare le nostre coscienze di oggi, a non ritenerci così tranquilli, a stare sempre in guardia, perché anche oggi il valore della vita in qualche occasione rischia di essere messo in discussione in nome della bellezza, della perfezione e del piacere. La nostra guida Wolfram ci ha anche riservato un momento di riflessione al termine della visita, molto significativo, in cui abbiamo condiviso le nostre emozioni. Ecco già da quella sera avevamo capito che non sarebbe stato facile.

Il martedì ci aspettava la visita guidata al KZ di Mauthausen con la guida italiana Teresa e nella tarda mattinata l’attività di ricerca in un’aula del seminario del centro studi del lager, durante la quale ci siamo dedicati ai sette deportati, appunto della Val d’Alpone, che sapevamo aver concluso la loro esistenza in questo campo e nei diversi campi satelliti (Mauthausen ne aveva ben 49 sparsi in tutta l’alta Austria). Il campo di Mauthausen è un campo di sterminio attraverso il lavoro (si stimano 90 mila prigionieri morti), così lo ha definito la nostra guida e dopo la sua spiegazione abbiamo capito chiaramente che cosa intendesse dire. Per quanto riguarda la ricerca sapevamo che cosa fare e come muoverci, avendo oramai acquisito, da questo punto di vista, un metodo grazie ai nostri insegnanti.

Su suggerimento della guida ci siamo poi spostati di dieci chilometri circa, per visitare il cimitero degli italiani, deportati a Mauthausen già dalla prima guerra mondiale. Che silenzio dentro e fuori di noi, mentre cercavamo tra le lapidi quelle di Angelo Biondaro, di Guerrino Gaiga... questi nomi risuonavano nelle nostre menti e nei nostri cuori... Ne abbiamo trovate due. Un vero miracolo, se pensiamo alle migliaia di caduti che a Mauthausen non hanno una tomba perché cremati nei forni.

 

Gusen, uno dei campi satelliti di M., più temuti, ci ha offerto un’ulteriore riflessione. A Gusen non si vede nulla (come ci aveva spiegato anche Saletti), eccetto un muro con la scritta Memorial che custodisce un forno crematorio a doppia muffola. Il piccolo cortile è circondato da un muro con lapidi e piccoli memoriali delle diverse nazioni (più di venti nazionalità diverse erano presenti a Mauthausen). Ma non potevamo rassegnarci al fatto che su quel cortile si affacciassero villette, casette colorate e che con quel recinto confinasse un piccolo parco giochi. Come era possibile abitare lì? Come convivere con una tale testimonianza accanto?

Alla sera, rientrati in ostello, i nostri professori ci hanno invitato a dividerci in piccoli gruppi e a proporre delle riflessioni su quanto avevamo vissuto in quel giorno così carico e intenso. Sono uscite parole come atrocità, disumanità, indifferenza, ma anche il desidero profondo di attaccarsi alla vita, di non permettere mai più che ciò possa riaccadere.

 

Altro paesaggio e altra storia l’ultimo campo visitato, quello di Ebensee. Qui del campo di concentramento è rimasto solo l’arco di ingresso, che ora è inserito in un contesto abitativo ameno se non fosse che le macchine entrano e escono da quell’arco per andare la lavoro, per fare le proprie commissioni, sapendo che quello era l’ingresso dell’orrore. Campo di lavoro durissimo quello di Ebensee, voluto da Hitler per far realizzare, nel fitto bosco e tra le montagne, gallerie che nascondessero e proteggessero dai bombardamenti la produzione di missili balistici V2 (progetto poi abbandonato per altre urgenze del conflitto). Abbiamo potuto visitare una di queste altissime gallerie lunghe circa 200-300 metri, scavate da detenuti tenuti come schiavi.

Il cimitero, altra macchia nera nel paese di Ebensee, è qualcosa che ti commuove nel profondo.

 

Oramai i nostri sguardi si incrociavano sempre più consapevoli che quei giorni ci avevano cambiato, che tutti almeno una volta nella vita (come qualcuno di noi aveva detto la sera precedente) dovrebbero fare questo viaggio.

Insieme ai nostri insegnanti non abbiamo però voluto tornare solo con il cuore colmo di disperazione e di dolore per quelle vittime, anche giovanissime, che in tale terrificante orrore avevano trovato la morte, ma con la grande lezione che la dignità della vita umana è un bene assoluto, che va protetto con tutte le nostre forze.

 

Un grazie alle guide tutte bravissime che abbiamo conosciuto in questo viaggio, un ringraziamento ai nostri insegnanti sempre al nostro fianco, grazie al nostro gruppo che ha saputo unirsi e trovare le risorse per cogliere messaggi così profondi e autentici.

 

 

Il gruppo di ricerca storica- studenti e docenti