Crepet: L’epidemia passerà, ma il danno psicologico resterà a lungo. Il peggio? Le scuole chiuse”
Crepet: L’epidemia passerà, ma il danno psicologico resterà a lungo. Il peggio? Le scuole chiuse”.
Una crisi in cui a pagare un prezzo altissimo, sotto il profilo psicologico, sono i più piccoli. “Certo il nonno muore, ma il ragazzino va fuori di testa. La scuola non è importante solo perché impari a leggere e a scrivere, ma anche perché stai in gruppo. E’ un luogo di socializzazione. Dobbiamo anche sapere che c’è un altra emergenza che non è virale, ma è l’interruzione prolungata di qualsiasi livello di socializzazione, a favore di una comunicazione virtuale che anche quella farà i suoi danni. Se un bambino cresce pensando che la comunicazione sia virtuale, cresce in maniera autistica, perché non conosce i sensi”.
Un futuro molto diverso da quello auspicato. In cui i danni i danni psicologici saranno uguali o addirittura superiori dei danni economici. Da cui uscire incapaci di superare le distanze dagli altri.
Crepet: “Non penso che staremo a distanza di un metro fino all’eternità. Torneremo al ristorante, in spiaggia, con un po’ più di accortezza. In questi giorni c’è tanta gente che telefona a persone con le quali non parlava da tempo. Questa cosa ci dice che quando viene mancare la libertà, questa libertà proviamo a cercarla. La libertà è anche cercare un amico. La voglia di farsi due risate attorno a un tavolo non potrà essere sostituita da sei tablet in collegamento su Zoom”.